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Racconto da titolare

Io come scrittore

Estrapolazione da "Tieni duro, Glauco". Vi chiedo l'impossibile cioè di dare un titolo a questo capitolo in quanto tra poco vedrà la luce la seconda edizione con appunto i relativi titoli.
Libro tuttora in vendita su Amazon.

...Tutto sommato quel mio dio, quello di Abramo, non era male; forse aveva rimediato un ombrello e si era ricordato di me. Lo sentii vicino e mi rasserenai.
Quando mi svegliai ero pronto a vivere. Le mie paranoie, quelle del giorno prima, non le ricordavo. Si erano fatte le due del pomeriggio ed era tempo di agire. Mi vestii in fretta e uscii. Guardai il cielo, le baccanti erano sparite, probabilmente Dio le aveva cacciate. Presi il telefono e chiamai Marabel.
«Ciao bellezza, ci si vede oggi?»
«Glauco che sorpresa».
«Come stai carina? Sei al lavoro?»
«Sì ma posso svincolarmi. Dove ci vediamo?»
«Ti va un aperitivo?»
«Qualunque cosa tesoro, sono tutta tua».
«Stupendo, fra un'ora da Milena».
«D'accordo, ciao».
Raggiunsi il bar a piedi, tutto sommato perché non fare un po' di moto? Mi sentivo atrofizzato e spento e dovevo reagire. Possedevo un corpo e andava sfruttato. Quando entrai la prima cosa che vidi furono gli occhi di Milena. Erano spaventati. Grandi, verticalmente ovali. Non diedi importanza alla cosa e andai a sedermi al solito tavolo vicino al cesso. Milena mi si avvicinò.
«Ciao Glauco, cosa hai combinato ieri pomeriggio?»
«A cosa ti riferisci bella?»
«Sei uscito di qui ubriaco, barcollavi e parlavi da solo».
«Ah sì? E allora? Ho infranto qualche regola?»
«Volevo accompagnarti a casa ma avevo gente...».
«Ci sarà un'altra occasione, non ti deluderò».
«Ti ho visto, armeggiavi col coltello».
«Guarda che ti sbagli con un altro».
«No eri tu, ne sono sicura. Cosa hai fatto?»
«Non seccarmi, Milena, non sei il mio dio».
«Cosa c'entra? Comunque poi quando non c'erano più clienti son venuta a cercarti e ho visto quell'auto, ho capito che eri stato tu».
«Lasciami in pace, aspetto una persona».
«Sì, una delle tue puttane, sei un maiale».
«E tu sei un amore, adesso però squaglia». Milena mise il muso e si allontanò dimenando il deretano. Diventava sempre più ingombrante, lei, non il deretano che invece andava bene così.
Arrivò Marabel, lei e il suo profumo da gran mignotta. Forse Milena non aveva tutti i torti.
«Tesoro, come stai?» Marabel era una inconsapevole principessa della lussuria.
«Magnificamente, come la luce che sprigionano i tuoi occhi, carina».
«Mi accomodo?»
«Certo, siedi. Sei in forma».
«Grazie. Qualcosa non va?»...


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