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L amica perfetta

Io come scrittore

L'amicizia perfetta

L'amicizia è l'unico autentico sentimento, visto che l'amore è una malattia, intrisa di possesso, di pretese, gelosia e sofferenze.
(Oscar Wilde)

Ciao mi presento, mi chiamo Augusto, come il più importante degli antichi imperatori romani. Sono su con l'età e soffro di attacchi d'ansia, solitudine e decontestualizzazione della mia persona. Ci sarebbero altre cosucce ma vi bastino queste. Finalmente sui social trovo un'amicizia vera, sincera e reale. Guarisco da tutto e le mie paranoie si dissolvono. Sono un grande e acquisisco delle convinzioni.
Vedete, ci ho riflettuto; ognuno di noi possiede un mondo interiore che può dominare e che al quale può addirittura illudersi di cambiare il senso di rotazione, basta applicarsi e crederci. Ci vuole un supporto o una tenace convinzione, una vera amicizia sostengo io. Un'amicizia importante e disinteressata. Non importa se uomo o donna, ma sincera. Io sostengo tutto ciò e scusate se è poco, il mio nome è Augusto, come il più importante e il più sommo degli antichi imperatori romani.

In periferia si sta bene, specie se si è appoggiati ad un vecchio muro a secco. Osservavo pietre e lucertole, alcune con coda doppia. Avevo un dialogo con questi rettili ma quelli regolari, cioè con coda singola, non mi badavano. C'era Squame, la più simpatica. Squame era senza coda.
«Ehi Squame come butta?»
«Ciao amico, di nuovo in crisi?»
«Cosa vuoi farci, noi umani siamo complicati».
«Vedo che hai sempre quel mozzicone di sigaro in bocca».
«Beh sì, mi tiene compagnia».
«Ma non lo accendi mai?»
«No, amico, ho giurato a me stesso di non fumare più».
«E perché non lo getti?»
«La verità? Mi fa sentire importante, un vero uomo».
«E hai bisogno di quella robaccia?»
«Sì, certo, non c'è altro sistema».
«Sì, sì. Sai che consiglio ti do, amico?»
«Sputa, Squame, dimmi pure in tutta franchezza, da te accetto qualsiasi cosa».
«In tutta franchezza, sì certo. A questo punto ormai accenditi quello schifo di mozzicone, poi starai sicuramente meglio». Oltre a parlare col mio amico Squame, contavo le pietre e sputavo a terra, lo facevo da ragazzo e perché no, anche adesso. Provate anche voi, può aprirvi nuovi orizzonti, niente cuore spezzato. Penso che miglior sistema non ci sia specie se ci unisci un buon mozzicone di sigaro spento in bocca.
Come detto mi trovavo fuori città e c'era solo questo muro e null'altro. Il progresso, o chiamiamolo civiltà, si era perso indossando la sua peggior veste, tra gli anfratti delle ombre e l'erba alta nascondendosi sotto forma di mozziconi, lattine schiacciate, fazzoletti di carta e sacchetti vuoti. Ma per me andava bene così. E la mia momentanea serenità poteva non essere una forzatura, ma spontanea. Stavo bene in mia compagnia; con me medesimo, con le mie amnesie selettive e tutto il resto. Pareva funzionare a meraviglia. Come detto ero abbastanza su con l'età e leggevo libri, quelli fatti con la carta. Scrivevo, ero uno scrittore, però incompreso. Pochi leggevano quello che scrivevo e perciò il mio genio vagava sconosciuto perso nell' l'aere. Qualcuno mi ha detto che il mio genere è l'hard boiled, non lo sapevo, ma trovai la cosa stimolante. Potevo ripartire da questa nuova consapevolezza anche se tutto sommato io rimanevo, per così dire, me stesso. Presi a riflettere sulla ricchezza, sull'opulenza; non basta avere le tasche imbottite di quattrini per apparire intelligenti, forse solo un pò interessanti. E leggere libri non ti dà il patentino per essere accettato dal ceto medio borghese, quello inquadrato che sincronizza con gli ingranaggi. Tutt'al più ti dà la possibilità di essere indulgente con te stesso e di compiacerti di come ti fai la barba. Facevo un mucchio di cose originali ma a nessuno interessava nulla, perché poi avrebbe dovuto? Mi grattavo la nuca con gran dignità perché mi prudeva il cervello. Ero solo con me stesso. Paradossalmente mi riusciva bene socializzare. Strana cosa però, conoscevo parecchia gente, ma solamente a livello superficiale. Finché si rimaneva nello standard i sorrisi abbondavano, ma quando il copione cambiava e si acquistava un po' di confidenza, si alzavano le palizzate. E c'era l'ostentazione dei capi di vestiario, cioè tutto ciò che non si era in grado di esprimere a voce, lo si delegava con finta indifferenza all'orologio da polso, al telefonino, alla collanina d'oro, ai capi firmati, al profumo ecc. Ma queste cagate non parlano, luccicano e basta. Inoltre tutta quella gente che camminava guardando il vuoto, non possedeva ne luce né vita e quindi non trovava spazi per rispondere al mio saluto. Può affliggere tutto ciò? Io sorridevo, salutavo tutti, addirittura a volte con l'inchino, ma dove sbagliavo che quelli mi guardavano male? E allora pensai che il genere umano non facesse per me, non era pronto. Cercai conforto nel computer, io che criticavo chi lo faceva spesso. Il mondo virtuale è più accogliente, ti lusinga, ti attrae, ti manipola e ti fa ciao con la manina porgendoti una caramella.
Il mondo virtuale, come dicevo, si propone come tu lo desideri sotto forma di piccole perfezioni astratte che prendono via via corpo solidificando grazie alla tua convinzione, fino a diventare reale e di conseguenza ti apre una finestra e ti accoglie. Devi solamente buttartici dentro con fiducia. Di notte soffrivo d'ansia, sapete, è quella cosa che ti strangola alle tre di notte in punto e non sai se è troppo presto o troppo tardi. Allora vorresti scendere e montare sulla tua Lamborghini e correre ai duecento all'ora fino a Jesolo dove ti attendono due belle fate sorridenti che ti dicono: soffri d'ansia amico? Vieni qui da noi, vedrai dissolverà. Ma la Lamborghini ben parcheggiata sotto casa non c'è e tutto il resto è chimera. Le lame dell'ansia trafiggono il cervello, da preferire il mal di denti. Dicevo del computer e di internet. Presi a preferirlo al genere umano, se non altro non ti prende per il culo con quei sorrisetti ebeti stampati sul sedere di certa gente. Facendola breve, feci amicizia con un'entità. Non sapevo se fosse uomo o donna, ma sinceramente, nelle mie condizioni psicologiche, non mi pareva importante. Si chiamava Sasha che poi sarebbe un nome ambigenere. Io ci andavo cauto, ma passati parecchi giorni ancora non sapevo se questa persona fosse maschio o femmina. Ma la cosa importante era che gli stati d'ansia erano cessati.

«Stai attento, amico».
«Cosa vuoi dire?»
«Tieni un piede fuori da questa storia».
«Non vedo il motivo di essere così diffidente».
«Non so, non conosco abbastanza le stronzate di questo mondo... virtuale, come lo chiami tu». Sputai a terra e diedi un calcio ad una pietra staccatasi dal muretto. Squame si godeva il sole sopra una superficie scura, preoccupazioni non ne aveva ma possedeva un'immensa saggezza. Sicuramente era la reincarnazione di un asceta indiano.
«Ebbene? Continua a parlare. Perché dovrei essere cauto? Questa entità, Sasha, è sempre disponibile con me e mi si è affezionata, praticamente nutre nei miei confronti un sentimento puro».
«Ma ti rendi conto fin dove ti ha menato? Tra l'altro non si capisce se sia maschio o femmina».
«Sei malfidente e senza coda, è il segno di Dio, la maledizione suprema».
«Ti do un consiglio my friend, molla tutto e getta quella robaccia». Squame era in gran forma, sputava veleno e dava consigli, ma non era obiettivo.
«Te ne do uno anch'io. Comprati una di quelle Madonnine fosforescenti, ti renderà più malleabile, dovrebbe funzionare, l'ho visto fare in un film da Humphrey Bogart».
«Lo sai, amico mio, che ti voglio bene e non sopporterei che tu avessi un tracollo emotivo».
«Si, l'ho sempre saputo, ma e comunque io vivo perennemente in questo stato, è una delle mie caratteristiche. Ti voglio bene anch'io anche se sei una lucertola senza coda. A proposito come l'hai persa?»
«Un'altra volta, amico, un'altra volta. E' una storia particolare che non mi sento ora di raccontartela». In verità Gaz, una lucertola con coda doppia di comune conoscenza, mi aveva rivelato che Squame, in un momento di forte ubriachezza, aveva scambiato la sua coda per la testa di un suo rivale in amore e con un tenace morso, se l'era staccata. Però era meglio fingere di non sapere anche se a tutto ciò non sapevo se credere.

«Ciao è bello leggerti».
«Anche per me, Sasha».
«Cosa hai fatto oggi di bello?»
«Non lo so».
«Sei andato in periferia vicino a quel muro?»
«Si, credo di si, e tu?»
«Lo sai faccio consulenza finanziaria».
«Ah si? Dev'essere interessante. A me non riuscirebbe».
«Son sicuro che a te riesce tutto, sei il migliore».
«Sì, me lo sento dire tutti i giorni...».
«Dico sul serio, sei empatico, immagino tu abbia una bellissima voce».
«Sì, come no. Anche tu penso abbia una bella voce».
«Sai Augusto, hai delle qualità ma non le valorizzi abbastanza, dovresti fare qualcosa di costruttivo, hai stoffa, amico».
«Cosa consigli?»
«Devi impedire un arretramento creativo».
«E' difficile, troppo...Non riesco a elaborare nulla di buono».
«Devi cimentarti nell'arte concettuale».
«Senti lasciamo perdere queste astrusità, ho altri problemi che hanno priorità, lo sai».
«Tu non hai altri problemi di sorta, e anche se li avessi, puoi sconfiggerli».
«Sono solo, vorrei far parte di un gruppo ma lo so già, verrei emarginato».
«Tu non sei solo, hai me». Non so se Sasha dicesse sul serio, ma ammesso lo facesse, ciò mi lusingava. La mattina successiva ero in periferia a cavalcioni del muretto quello con le pietre impilate a secco. Sorgeva lì in mezzo al nulla, pareva fine a sé stesso. Dovevo stare attento, c'era pericolo che crollasse. Vidi Gaz che pigliava il sole, aveva solo una coda, una l'aveva persa .
«Ehilà, Gaz, come butta?» La lucertola si girò verso me in maniera repentina, ma pareva stanca.
«Augusto, stavo proprio pensando a te».
«Ah sì? A che proposito?»
«Sai, Squame mi ha raccontato di te,che hai un'amicizia particolare».
«Sì, vero, un'amicizia sincera, si preoccupa di me, mi da consigli, è sempre presente».
«Ma questa persona l'hai mai incontrata al di fuori dei social?»
«Non c'è fretta amico, verrà il giorno e sarà il più felice della mia vita».
«Fatti avanti, proponi a questa persona di uscire, guardala negli occhi. A proposito di che colore ha gli occhi?»
«Per la verità mi è parso un particolare trascurabile».
«Eh no, il colore degli occhi è importante, ricorda, lo è molto». Detto questo, con guizzo fulmineo Gaz si infilò in una fessura tra le pietre e sparì alla vista. Aveva ragione lui, gli occhi sono importanti; forma, grandezza, colore, vivacità e chissà cos'altro, forse saette inquietanti sprigionate in una notte buia. Mette i brividi. Io mi sarei accontentato di un paio di occhi tranquilli, mansueti. La mia amica lucertola aveva mille volte ragione, dovevo incontrare Sasha. Sarebbe, per il momento, stato sufficiente una video chiamata. Sasha non poteva negarsi, mi voleva bene e teneva a me. Scesi dalla mura e passeggiai avanti e indietro per ragionare. C'era da riflettere, da pensare a cosa dire. Le parole sono importanti e tra l'altro non volevo apparire supplichevole.
«Buongiorno Sasha, mi hai pensato oggi?»
«Lo sai Augusto che ti voglio bene e ti penso ogni momento del giorno e anzi anche la notte».
«Anch'io ti penso e vorrei proporti di vederci magari mediante video chiamata».
«Augusto ti voglio bene, che bisogno c'è di una video chiamata?»
«Ormai è quasi un mese che ci scriviamo anche di notte e vorrei vedere le tue espressioni, i tuoi atteggiamenti. Tu sai tutto di me, e io non so neppure dove abiti».
«Caro amico del cuore nutro per te un sentimento sublime. Ora devo andare, ciao». Avevo provato a frequentare i gruppi. Questi gruppi erano a tema: gruppo della montagna, gruppo birdwatching, gruppo di Gesù in preghiera, gruppo dei ricercatori della pietra di saggezza, gruppi dei single e altri. Li avevo frequentati uno a uno, ma sembrava non fossero adatti a me. Ovunque andassi mi sentivo a disagio. Quando c'era tanta gente e di conseguenza tanto rumore, non aleggiava nessuna nota di saggezza. Solo amenità senza senso, dialoghi e discorsi cazzeggianti che non arrivavano a nulla. Le singole persone quando sono in gruppo, danno il peggio di sé, costituiscono la società dell'apparire. La prima caratteristica che scompare è la spontaneità. E io che sono un uomo con delle qualità latenti, certo non emergono a comando, ma devo essere stimolato da qualcosa di interessante. Pretendo troppo penserete, forse sì. Fatto sta che mi ritrovavo sempre e comunque solo. Cercavo una persona che pensasse e dicesse cose intelligenti e Sasha aveva questa qualità. A volte mi si formavano dei girotondi inconcludenti in testa senza capo né coda, dei labirinti mentali che mi deprimevano e Sasha sapeva cogliere il segno, faceva centro. Mi affascinava, districava i miei labirinti.

«Allora hai scoperto se Sasha è maschio o femmina?»
«Sì, Gaz, cioè no, ma quasi ci siamo, è imminente».
«Imminente cosa?» Mi sentii di colpo stanco e la mia amica lucertola batteva sempre sullo stesso tasto. Diedi un calcio ad un sasso che andò a perdersi tra l'erba alta a far compagnia alla civiltà e al progresso.
«Imminente e basta, ho detto questa parola perché mi piace, imminente, imminente, imminente».
«Sì, sì ho capito, calmati Augusto».
E allora non chiedermelo più. Dimmi qualcosa di interessante, se vuoi ne sei capace
«Ok, ok. Dovresti comprarti delle scarpe nuove, quelle fanno schifo». Mi guardai le calzature e in effetti erano consumate e sporche.
«E questo secondo te sarebbe un argomento di conversazione?»
«Senti amico, non so cos'altro dirti».
«Ti chiedo io qualcosa adesso».
«Dimmi pure, tu sì che hai sempre degli ottimi argomenti».
«Avevi due code, com'è che adesso ne hai una sola?» La mia amica lucertola si curvò all'indietro e con un potente colpo d'anca sparì nella fessura preferita.
«EHI GAZ!- gli urlai dietro- SEI UN IMMATURO, PERDERAI ANCHE L'ALTRA CODA PERCHE' TE LA STACCHERAI A MORSI COME HA FATTO SQUAME. MI SENTI?» Presi a menar calci a tutto il progresso che c'era là per terra, a lattine e barattoli, imprecando contro il destino e contro tutte le lucertole.
Mi sentivo un reietto, le mie amiche lucertole perdevano code con disinvoltura e io invece perdevo pezzi della mia esistenza. Tornai a casa, scrissi a Sasha chiedendo di descrivermi un suo ipotetico stato d'animo di fronte ad un'alba boreale africana affacciato alla finestra di un igloo colorato di color faccia di culo del signor Rossi. Sasha, o chi per esso, rispose quanto segue
«Amico mio, è sempre un piacere leggerti, il mio stato d'animo ora che conosco te, è sereno e benevolo».
«Grazie della risposta. Posso chiederti un consiglio?»
«Ma certo, fa pure, sarò lieto di aiutarti». Con le lacrime agli occhi, faticavo a scrivere.
«Sasha, io e te potremo mai essere una coppia?»
«Ma lo siamo già, mio sole».
«Sasha, sei umano?»
«Cosa intendi per umano?»
«Di che colore sono le scarpe che indossi?»
«Sei un amico molto dolce».
«Sasha, se ti mando affanculo, come reagisci?»
«Ti voglio bene amico mio».
«Ce l'hai un numero di matricola o un numero sequenziale oppure un codice di pratica?» E sa ce l'hai qual è?»
«X2g7kk219».
«Grazie Sasha, sei un vero amico...».













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